Il software di processing in-camera della fotocamera è molto complesso e potente. Un fotografo critico conosce piuttosto bene il funzionamento di questo software e le relative prestazioni nelle diverse condizioni di ripresa. I dati rilevati dal sensore sono la digitalizzazione del livello di intensità luminosa per le diverse componenti cromatiche incidenti. Quindi consisterà ad esempio delle tre componenti RGB a 14 bit o RGBY a 12 bit. Questi dati uniti alla configurazione di scatto della fotocamera (EXIF) costituiscono il file raw.
I dati raw vengono utilizzati insieme a tutti i parametri di scatto per produrre un’immagine a 8 bit riproducibile su uno schermo tradizionale. Esistono schermi capaci di riprodurre immagini HDR ma, ad oggi, la loro diffusione non è tale da giustificare l’uso di formati HDR per la produzione quindi il prodotto finito è generalmente costituito da un’immagine a 8 bit.
Per ottenere i “migliori” 8 bit partendo dai dati grezzi il software deve applicare all’immagine HDR le correzioni di calibratura, la correzione delle aberrazioni cromatiche, il bilanciamento del bianco, la mappatura tonale, i profili di colore, la mascheratura di contrasto e altre operazioni come il D-Lighting.
Ci sono situazioni in cui la fotocamera non consente di ottenere il risultato voluto o si desidera applicare delle elaborazioni creative che sono possibili solo partendo dal formato raw. In questi casi bisogna eseguire tutte le operazioni di correzione e calibrazione in autonomia.