La fotografia digitale ha introdotto una infinita possibilità di espressione grazie a una serie di nuovi approcci verso problematiche comuni a entrambi i mondi analogici e digitali. Uno di questi argomenti è la sensibilità alla luce.
Nel vecchio mondo, ISO e ASA indicavano la composizione materiale della pellicola che come nel digitale ne aumentava la sensibilità all’aumentare del valore. Nell’analogico, un alto valore di ISO significava avere una “grana” sull’immagine che ne riduceva la nitidezza.
A un occhio superficiale, sembrerebbe che il problema è equivalente in quanto nel digitale, invece della grana c’è il rumore però il dubbio nasce quando si considera che a differenza di quando si cambiava la pellicola, oggi non cambiamo il sensore che funziona sempre nello stesso modo a 100, 200 o 6400 ISO. E allora, il trucco dov’è?
In realtà gli ISO per la fotocamera sono solo un numero teorico, ovvero si emula il valore ISO impostato per cui il valore processato all’ADC tiene conto di questa impostazione pre amplificando opportunamente il segnale e conseguentemente anche il rumore. Il valore fornito dall’ADC costituisce il valore RAW di 16 bit di cui i primi 12-14 vengono usati realmente dato che gli ultimi sono realisticamente occupati esclusivamente dal rumore.